Vincenzo De Sio: quando un sogno ti fa volare a New York

Vincenzo De Sio: quando un sogno ti fa volare a New York

Classe 1981, il regista salernitano ha prodotto e diretto numerosi cortometraggi, documentari e video musicali, con i quali ha vinto 123 premi in tutto il mondo. Tra i più prestigiosi: Los Angeles Cine Fest 2019 con “Filmesque”, e l’International Online Web Fest di Londra con “Beatrice”.

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Come nasce la passione per il cinema?

“La passione per il cinema nasce da bambino. Sono cresciuto negli anni 80, un periodo molto cinematografico. Molti personaggi in quegli anni venivano fuori in maniera “prepotente”. Ad esempio “Rambo” o “Rocky”, famoso già negli anni 70, divenne molto popolare in quel periodo. Dei film come “Ghostbusters”, invece, mi incuriosiva sapere come veniva realizzata una scena.”.

Quali sono i film che consideri belli?

“Sono legati ai ricordi di quando ero piccolo. Rocky l’ho sempre visto un personaggio non tanto ‘vincente’, ma piuttosto come uno che non si ferma mai, non si arrende e continua la sua scalata. A volte lotta non tanto per il titolo ma per l’amicizia, per i valori veri.

I Ghostbusters, invece, mi hanno segnato parecchio, i primi fantasy con effetti speciali.  Il primo film che ho visto al cinema è stato “Batman” di Tim Burton. All’epoca allo stadio di Salerno c’era il cinema all’aperto, rimasi ammaliato perché è sempre stato il mio supereroe preferito. Crescendo, i grandi classici come i film di Totò, a casa mia erano all’ordine del giorno. Poi, cominciai a guardare Federico Fellini, Vittorio De Sica, Alberto Sordi. Insomma, tutti i grandi classici del nostro cinema italiano”.

Nasci a Salerno, ma i tuoi studi sono a Roma e poi a New York. Come arrivi nella Grande Mela?

“Parto da Salerno e mi trasferisco a Roma perché volevo capire cosa ci fosse dietro al cinema. In quegli anni a Roma, oltre al Centro Sperimentale c’erano poche altre possibilità. Scelsi la scuola di cinema di Via Panisperna, perché mi sembrava la più equilibrata, sia per la durata sia per i costi.

Ho sempre considerato New York una città accogliente che ti offre delle opportunità, ma io ci sono arrivato grazie alla premiazione di un mio cortometraggio girato in Italia. Tramite questo primo piccolo premio della mia carriera, ho costruito con la città di New York e con le persone che ho conosciuto qui, in ambito cinematografico e non, un bellissimo rapporto. E negli anni ho maturato la decisione di trasferirmi definitivamente”.

Possiamo dire, dunque, che il ‘passaggio’ a New York è avvenuto grazie a questa premiazione.

“Si, ero giovane ed ho pensato: proviamo ad andare a New York e vedere se riusciamo ad ottenere dei risultati.

Aver presentato il cortometraggio qui, è stato un piccolo pretesto per arrivare negli Stati Uniti. Crescendo ho acquisito più consapevolezza sia nei miei mezzi sia delle dinamiche americane. Il cosìddetto sogno americano esiste, in tutti i settori non solo artistici, ma non è facile. Quando si arriva in una città così grande e tu sei così piccolo rispetto alla sua grandezza, non solo fisica, sei una goccia in un mare enorme, ed è complicato”.

Ma non ti sei fatto demoralizzare dalle difficoltà che si possono incontrare.

“No, questo forse è uno dei pochi pregi che ho. Non mi abbatto quando ci sono le difficoltà, anzi, cerco di andare sempre avanti. Come Rocky che nonostante prenda i pugni va comunque avanti. E’ questo lo spirito che mi ha sempre accompagnato e mi accompagna tuttora. Non mi fermo mai, anche quando qualcosa va storto cerco sempre di capire dove ho sbagliato, e di trarre un insegnamento”.

Oltre al cinema hai la passione per la Fotografia.  È New York che ti fa conoscere questa passione o è il contrario?

“A New York la Fotografia s’è affinata. Mi piaceva già all’inizio dei miei studi di cinematografia, ma questa città ti offre la possibilità di fare scatti molto belli. Infatti, una fotografia scattata in viaggio di nozze, dopo 8 anni ancora gira il mondo per concorsi, premi. E da lì sono partito con altre fotografie. Sto realizzando un lavoro che sarà presentato ad ottobre proprio a New York, una mostra in bianco e nero, colore per me molto nostalgico come la città”.

E parlando di nostalgia, di emozione, cos’è che ti emoziona di questo mestiere?

“La cosa che mi emoziona di più di questo mestiere è la possibilità di lasciare qualcosa agli altri, non tanto il fatto che sia un film bello o brutto. Quando vedo che si emozionano, mi emoziono anch’io e ciò vuol dire che ho centrato l’obiettivo. Ho lasciato qualcosa, ed è una grande soddisfazione”.

Progetti futuri?

“In fase di montaggio ho la mia prima comedy. È un mockumentary e si intitola “The porn radio show”.  È un finto documentario che si basa su un finto programma radiofonico a sfondo erotico. Nasce in una radio di quartiere e questo porterà una serie di equivoci.  Mentre “Edison” è in via di sviluppo. Il cartone animato dedicato alla figura di Thomas Edison, uscirà tra novembre e dicembre. Nel 2023, invece, spero che la comedy diventi una serie”.

Filmography

The Porn Radio Show (Short) (producer) (filming)               2022

Edison (Short) (producer)                                                      2022

Future Memories (Short) (producer)                                     2021

10 Years A Short Story (Short) (producer – showrunner)      2021

Maniac Cats (Short) (producer)                                            2021

The Hiding Sun (Short) (producer)                                        2020

Beatrice (Short) (producer)                                                    2020

Filmesque (Short) (producer)                                                 2018

New York in moments (Short) (producer)                             2017

Coffee in Dreams (Short) (producer)                                     2017

A monk by the sea (Short) (supervising producer)               2016

Hide Seek (Short) (producer)                                                 2016

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