Supplì. Uno dei simboli di Roma

Supplì. Uno dei simboli di Roma

Tra storia e leggenda il supplì è una delle pietanze più amate dai Romani e non solo

Alcune notizie sul supplì sono alquanto certe ma altre si perdono, come spesso accade, tra la storia e la leggenda. Questo antipasto tipico della cucina romana, fritto d’eccellenza, ha nella sua preparazione una ricetta semplice ma estremamente gustosa. Riso, arborio o carnaroli, condito con ragù di carne e pecorino. Si lavora con uova crude e si avvolge nel pane grattato, al centro ci si “nasconde” della mozzarella. L’abbiamo accennato nella sua preparazione classica ma non era nostra intenzione indicare una vera ricetta passo dopo passo (che non finisce qui). Ad oggi infatti le varianti sono tantissime e tutte molto apprezzate.

Questa prelibatezza romana ha però nel nome origini francesi. Sembrerebbe che gli sia stato dato dai soldati francesi, che si trovavano a Roma nell’ottocento, che mangiandolo trovavano nella mozzarella all’interno una “Surprise”. Da qui, il nome subì con il tempo alcune modifiche fino ad arrivare all’attuale supplì. Uno di questi, usato nella capitale, era “supplì al telefono”. Rompendolo in due per mangiarlo le due parti rimangono unite dalla mozzarella filante formando un “filo”.

La prima testimonianza del supplì in un menù risale al 1847, quando la Trattoria della Lepre lo inserì con il nome di “soplis di riso”. Nato come antipasto, e tutt’oggi gustato in questo modo, il supplì si presta anche ad essere una sorta di mini pasto ed anticipa spesso un’altra eccellenza italiana, la pizza.

Eccellenza di gusto, certo, ma anche di praticità. La sua forma di polpetta allungata, un po’ schiacciata e la sua compattezza lo vedono anche come ottimo “cibo da passeggio”. È infatti un prodotto inserito nell’elenco delle ricercatezze dello “street food”.

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