Fermento. Non chiamatela solo pizzeria

Fermento. Non chiamatela solo pizzeria

Pizzeria Fermento le scelte di un giovane pizzaiolo e panificatore. Sperimentazione e selezione costante di prodotti e farine di qualità.

Fermento

Abbiamo approfondito con Gianluca Rossi patron della pizzeria Fermento le scelte che stanno portando al successo questo locale. La parola di oggi è ricerca. Per questo una “semplice pizzeria” diventa un laboratorio dove si sperimenta. La scelta dei prodotti e delle farine diventa un’alchimia. E il risultato si vede”.

Come è iniziato il suo percorso?

“Appena raggiunta la maggiore età ho iniziato a lavorare in un locale della mia zona. In verità non avevo nessuna intenzione di andarci. Entrai solo perché avevo degli amici che lavoravano lì. Subito dopo però ho capito che questo poteva essere il mio lavoro. Decisi di imparare il più possibile, studiando e sperimentando”.

Secondo lei c’è una persona di riferimento per la panificazione oggi?

“Credo che Gabriele Bonci sia veramente un genio in questo settore. Ad oggi lo vedo come il punto di riferimento della panificazione”.

La qualità è sempre il punto vincente?

“Oggi le persone si informano sempre di più. L’esigenza della quantità del prodotto e del costo basso fa ancora parte di una vasta fetta di persone ma le cose stanno via via sempre più cambiando. Me ne rendo conto anche qui da noi. L’impegno ad offrire sulla teglia tutti prodotti ricercati soddisfa appieno la clientela”.

Che tipo di pizze si possono trovare qui?

“Quasi ogni giorno cerco di offrire ai clienti delle novità. Dipende anche dal prodotto stagionale e dal prodotto che ho fresco. Mi piace provare oltre alle classiche. L’ultima è stata ad esempio con il ragù di cinghiale”.

Perché la scelta di aprire in piena pandemia?

“Volevo il mio locale. Sono convinto del mio lavoro e della capacità di ripresa del settore. La ristorazione in generale può subire colpi importanti ma ha un ruolo fondamentale per tutti. È un settore che non morirà mai”.

Qual è la relazione tra social e la sua attività?

“È un rapporto stretto. Forse fino a qualche anno fa in una pizzeria a taglio poteva essere meno utile di oggi. Ormai non ci sono più dubbi sull’utilità dei social e di una comunicazione relativa. Per esempio alcuni clienti chiamano sistematicamente chiedendo la pizza che hanno visto su facebook”.

Lei è molto giovane, cosa vorrebbe consigliare ai suoi coetanei?

“Consiglio di aggrapparsi ai propri sogni. Bisogna buttarsi e provare. L’azione è quello che conta. Non vedo altre soluzioni”.

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