Ethical Food Selection. La ricerca della genuinità

Ethical Food Selection. La ricerca della genuinità

Ethical food selection

In questo momento storico il cibo è il protagonista assoluto della nostra realtà quotidiana e virtuale. Se da una parte abbiamo una fetta di popolazione che sta acquisendo maggiore consapevolezza ed interesse sul mangiare bene e di qualità, dall’altra sui social, si assiste ad una vera e propria inondazione di foto, dove con l’uso di filtri e inquadrature ad hoc si cerca di rendere quanto più gustoso e invitante un piatto.

Insieme a Edoardo Cicchinelli di “Ethical Food Selection”, azienda leader nel settore agroalimentare, parleremo di come nascono i prodotti di qualità e non solo.

Come mai la scelta di chiamare l’azienda con un nome inglese?

 “Tutto parte dalla necessità di avere un brand che facesse arrivare al cliente in maniera diretta l’approccio che abbiamo con la materia prima. Abbiamo iniziato con “Cecchinelli distribuzione prodotti etici”, per passare poi a “Cecchinelli distribuzione ethical food” e finire con “Ethical food selection”.

La vostra è una continua ricerca di prodotti locali e non industriali. Quando hai capito che ciò che ti interessava era promuovere l’autenticità del prodotto?

“Una domenica d’estate, ricevo una telefonata da un cliente che mi chiede di portargli la ricotta che solitamente gli fornivamo. Quel giorno, però, non era più disponibile. Pur di aiutarlo, inizio a cercarla in alcuni supermercati e negozi all’ingrosso, senza alcun esito positivo. Mi ero ormai diretto verso Roma quando sulla strada incontro un caseificio. Il gestore, dopo avermi venduto la ricotta, inizia a spiegarmi, con passione, tutta la sua produzione, portandomi perfino sui pascoli. Da quel momento ho iniziato ad apprezzare sempre più i prodotti di nicchia e di qualità. In seguito è nato un rapporto lavorativo con lui e con altre aziende locali. Decido così, di mettermi alla prova in prima persona. Ho zappato, munto e raccolto il grano. Mi sono formato sul campo più che sui libri”.

Ethical food selection

Come inizia la collaborazione con i contadini?

I contadini sono puri, il loro obiettivo è far mangiare le persone. Molti non pensano al lato commerciale, quindi quando mi dimostro interessato al loro prodotto sono un po’ scettici. Successivamente, si rendono conto che da parte mia c’è un reale interesse e la passione per ciò che faccio e tutto cambia. Sono loro che si mostrano interessati al mio lavoro. In alcuni casi sono piccole produzioni di paese e qualche volta risulta difficile convincerli a collaborare”.

Qual è il fulcro del tuo lavoro?

“La mission di Ethical Food Selection è far conoscere prodotti di qualità e valorizzare le tante realtà differenti. La vendita è la naturale conseguenza del nostro lavoro. Ciò che a noi interessa è che il nostro cliente sia consapevole di ciò che offre. La scelta non deve basarsi solo sul prezzo. Oggi la comunicazione è in grado di far diventare di qualità un prodotto che non lo è realmente. Come succede, ad esempio, se il prodotto è instragrammabile o se il locale che lo pubblicizza è di tendenza. Noi cerchiamo di comunicare la differenza tra la pubblicità e la realtà. Lo abbiamo fatto anche lanciando una mini serie sui social (FoodHunter), nella quale intervistiamo un produttore, prepariamo un paniere con i suoi prodotti e lo consegniamo ad un mio cliente che infine realizzerà il piatto”.

Secondo te, sostenibilità, biologico, naturale, indicano una tendenza passeggera oppure no?

“No, non credo. Adesso il consumatore finale è molto più consapevole e pretenzioso. Anche se c’è molta confusione sui ruoli. Un appassionato non è per forza un intenditore. In questo momento c’è un uso spropositato e inadeguato delle parole etica, qualità, artigianale, perfino un prodotto ben confezionato diventa artigianale. Quello che invece noi ricerchiamo sono i P.A.T. ossia i prodotti agroalimentari tradizionali, lo slow food, le lavorazioni contadine locali”.

In passato sei stato un atleta delle fiamme gialle. Quanto ha inciso la mentalità da atleta nell’ambito imprenditoriale?

“Il fatto di vivere in una caserma, al cui interno ci sono delle gerarchie da rispettare ti aiuta sicuramente ad avere una forma mentis orientata alla disciplina. Un altro insegnamento che ho acquisito in quel periodo è riuscire a focalizzare l’obiettivo, studiare e programmare tutti i passi da fare per raggiungerlo”.

Progetti futuri?

“Da marzo partirà una bella iniziativa con il Mercato Centrale, dove sono previsti 5 incontri durante i quali presenteremo i produttori. Inoltre, stiamo finendo di definire gli ultimi dettagli per una partnership con una azienda di Milano. Avere un deposito a Milano ci consente di raggiungere l’Europa, a livello logistico, in maniera più veloce”.

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